giovedì 4 giugno 2009

NARRATIVA O SAPONETTE?




Avevo mandato un paio di mail a Gianni Celati alcuni anni fa, all'indirizzo ufficiale fornito da Feltrinelli.
Chiedevo parere sullo scrivere e udienza.
Alla prima rispose con incredibile gentilezza,alla seconda glisso' con un'improbabile descrizione di un suo stato di chiusura depressiva-ipocondriaca,credo per non dire brutalmente:'Non stia a rompere'.
In libertà.
Cio' nonostante, continuo ad apprezzare le uscite dello stesso sul tema della letteratura.
Per esempio, domenica scorsa è comparsa su 'L'Unità' una sua conversazione di cui sottoscrivo ogni virgola.
Titolo:'Poveri libri,smerciati come fossero saponette dai furbetti dei best-seller'.
Qui individua nella fine degli anni settanta i primi meccanismi dello scrivere come merce,della competizione tra case editrici, dell'autore come feticcio,dei controlli manageriali sulla letteratura,degli 'esperti' che riscrivono i libri per renderli piu' vendibili .
Arriva a parlare di 'genocidio ' della letteratura.
Di luoghi delle lettere tipo-Ikea.
Di' non-lingua'.
La cosa piu' propositiva della conversazione è la riproposizione della quotidianità come 'fenomeno',l'opposto di tutta la paccottiglia smerciata come 'interessante','sensazionale'.
Cito:'L'unico lavoro che si puo' fare ,in cio' che si scrive, è togliere di mezzo quell'a-priori pubblicitario,decondizionando chi legge, anche a costo di renderlo perplesso'.
Sono completamente d'accordo con Lei, professor Celati,anche se Lei non è proprio simpaticissimo.