venerdì 30 maggio 2008

TRA IL SEI E IL SETTE


Oggi prima dell'interrogazione programmata di storia-bisognera' pur mettere qualche segnale,avevo spiegato-in una seconda classe di un qualunque istituto tecnico,la febbre era altissima.Quasi da derby Inter-Milan,per intenderci
Vuoi per il caldo, per le aule strette, per i corridoi soffocanti, vuoi per il meccanismo banchi-parole-ripetizioni-voti, vuoi per il tempo, la' fuori,minaccioso,per l'istinto di ribellione, la noia,la sfiducia,l'irrequietezza normale , e tutto quello che normale non è.
I tam- tam rullavano, il rischio era da curva est,in fondo al corridoio, lato uscita di sicurezza, quel bel posto dove ci vanno a finire le sezioni e le classi piu' disastrate,per tradizione, caso o privilegio nessuno lo sa.
Ventisei quindici-sedicenni, ribollenti, molti abituati al calcio,con in mezzo quattro femmine,quasi nessuno abituato alla riflessione e al rispetto:se le due cose accadono è un miracolo.
Quei miracoli all'italiana,il piu' è sperare.
Poteva capitare un ammutinamento generale, a meta' capita sempre, quando nel loggione compaiono i cellulari, tu li ritiri e loro si moltiplicano, dieci, venti, trenta, e tutto puo' finire su You-tube, pazienza, che ci finisca.
Al massimo si vedra' un'insegnante con la faccia stravolta che dice frasi senza senso.
Come:-Ma un adulto che vi guardi in faccia, a casa, ce l'avete?-
Oppure:-Vediamo di capire la differenza tra fonti dirette e fonti indirette nella narrazione storica.
Si mettono a ellisse, attorno a me,gli altri in fondo, qualcuno girovaga nel corridoio, i soliti incontrollabili si permettono di passeggiare, parlare a voce alta,ormai l'estenuazione è tanta che il sogno che tutto cio' possa finire tien desta la speranza generica.Mi fischia anche un orecchio, forse è uno sbalzo di pressione, già mi vedo in ambulanza,ma non perdo i nervi e mando uno a prendermi una bottiglia d'acqua.
Passa. E poi si parte.
Loro non sanno mai chi sei tu,ma in fondo si aspettano sempre il peggio, sono addestrati ai peggiori giochi opportunistici, a salvarsi la pelle.Cosi', se 'sentono' che da te hanno qualcosa da prendere,si avvicinano ad una certa distanza.
In fondo credo che il rispetto sia quasi una cosa innata, tra generazioni.
Il bello è mantenere la distanza giusta,nel gioco della vicinanza/ diversità.
Il discorso ad un certo punto finisce sul parallelo tra il nostro tempo e l'eta' medievale. Tre o quattro paia d'occhi si illuminano d'immenso. Pensano, dicono la loro.
In quattro ieri sera erano venuti alla serata finale di un premio di poesia e prosa,vorrebbero esprimersi, farsi largo mentre gli altri, anche qua davanti, continuano a disturbare con gestacci inconsulti,smorfie e quant'altro.
Ma chi vuol dire la sua ci riesce.
Si', questo nostro è un medioevo,ma non sappiamo dove porta, non capiamo cosa nasconda, quali siano le forme che prepara.
Si sta cosi', come d'autunno sugli alberi le foglie.
E giu' pensieri, e immagini.I roghi di Napoli ,il caos delle strade,i disordini nello sport.Un mondo in ebollizione, che sta per scoppiare.Come al tempo delle invasioni barbariche.
Ore dodici e quaranta,dopo due ore l'interrogazione è finita.

-Mi è piaciuto molto, sa?
Mi dicono in due.