sabato 8 marzo 2008

L'OTTO MARZO DI BATUTE

Piccola Batute,per gli amici 'Pasma', che in arabo significa 'sorriso' questo è il tuo otto marzo, il tuo otto marzo di piccola donna.
Non ci sei piu'.
Vogliamo credere per te in una terra felice, dove potrai cominciare a conoscere il tuo mondo di donna. Eri ancora bambina.
Ti ha ucciso un'impiegata di ventisette anni, con la sua Mercedes,sulla porta di casa,mentre gettavi la spazzatura in un cassonetto, in un quartiere della nostra citta' capitale.
In questa Italia dove la tua famiglia, tunisina d'origine, viveva onestamente da trent'anni .
L'impiegata restera' tutta la vita a rimpiangerti
O forse no, la vita è acqua che corre, dimenticanza, ovvieta'.
La cronaca italiana recitava questa mattina la cantilena delle stragi sulle strade, ad opera di pirati.Ci sono cantilene colpevoli,non vogliamo sentirle,vorremmo che ci fosse piu' serieta', piu' rispetto per chi si affaccia sul portone di casa.
Il fatto è che per negligenza si muore,e anche per vuoto,perche' cosi' è.
La crosta della terra si incrina, in questo marzo di quaresime e di attese.
Ci canta di morti giovani, e non riusciamo a credere, come gli antichi, che i morti giovani siano molto amati dagli dei.
Ci mancano, e basta,comunque fossero camuffati dagli adulti che li circondavano.
Da giovani rabbini , da monelli affamati,da gheishe spaventate,da delinquenti del sabato sera,da bulimici dei consumi,da piccoli corpi malati nelle corsie , da carne da macello.
Tu eri il futuro,vivace ,allegra, cosi' dicon tutti,ora che non ci sei piu'.
Nel duemila e diciotto avresti compiuto ventitre' anni, il fiore della vita.
Auguri, dovunque tu sia.
'Se la mia mano giungesse fino al Quaderno del Fato,
Tutto lo riscriverei secondo il mio desiderio;
E toglierei dal mondo d'un subito tutto il Dolore,
E lieto il capo erigerei fino a vette di cielo.
Coloro che il suolo tutto consumarono a corsa con avidi piedi,
E pieni di brama su due mondi spaziarono a gara,
Non so davvero se n'hanno ritratto sapienza
Piu' grande,di quello ch'è il Mondo nella sua essenza piu' vera.
O cuore,fa conto d'avere tutte le cose dal mondo,
fa conto che tutto ti sia giardino delizioso di verde,
E tu su quell'erba verde fa conto d'essere rugiada
Gocciata cola' nella notte, e al sorger dell'alba svanita.'
(Omar Khayyan,poeta, astronomo,erudito persiano del 5oo, il nostro 1100d.C.,
da 'Poesie')